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Moda e sviluppo sostenibile: perché è necessario che le aziende di moda intraprendano un percorso di transizione sostenibile

L'industria della moda rappresenta il terzo settore manifatturiero più grande al mondo ed è caratterizzata da un'alta intensità di emissioni di gas serra, stimata tra il 2% e l'8% del totale globale.

A causa delle sue dimensioni e del suo impatto a livello globale, il settore moda ha un impatto significativo sugli indicatori di sviluppo sociale e ambientale. Ridurre le emissioni di CO2, affrontare il problema della sovrapproduzione, ridurre l'inquinamento e gli sprechi, promuovere la biodiversità e garantire salari equi e condizioni di lavoro sicure per i lavoratori dell'abbigliamento sono solo alcuni degli elementi cruciali per ridurre l'impatto ambientale e sociale del settore e contribuire a raggiungere gli obiettivi climatici globali.

L'industria si sta impegnando a portare avanti dei cambiamenti e stiamo assistendo a un crescente numero di marchi di moda che stanno attribuendo importanza all'analisi e alla valutazione dell'impatto ambientale derivante dalle proprie attività. Tuttavia, se non verranno apportati cambiamenti significativi nei processi di produzione e nei modelli di consumo della moda, i costi sociali e ambientali associati al settore continueranno ad aumentare.

Pertanto, per garantire una riduzione dell'impatto ambientale delle aziende e, allo stesso tempo, perseguire una crescita economica, è importante che le aziende adottino un approccio basato sui principi dello sviluppo sostenibile.

Cos’è lo sviluppo sostenibile: il rapporto Bruntland

 

Lo sviluppo sostenibile è un concetto e un approccio che cerca di bilanciare l'uso delle risorse naturali e la protezione dell'ambiente con lo sviluppo economico e il progresso sociale. L'obiettivo è creare e mantenere le condizioni in cui gli esseri umani e la natura possono esistere in armonia produttiva, consentendo al contempo il soddisfacimento delle esigenze sociali ed economiche attuali e future.

Questo concetto è stato formalmente definito per la prima volta nel 1987 dalla Commissione Mondiale sullo Sviluppo e l'Ambiente delle Nazioni Unite, nota anche come Commissione Brundtland, nel suo rapporto Our Common Future. Il rapporto Brundtland riconosceva che i problemi globali dell'ambiente e i punti critici erano essenzialmente legati alla grande povertà nel Sud del mondo e ai modelli di produzione e consumo non sostenibili nel Nord. Il rapporto sottolineava quindi la necessità di attuare una strategia che integrasse le esigenze di sviluppo e ambiente. 

Questa strategia è stata definita come “sviluppo sostenibile", ossia "lo sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare le proprie".

Lo sviluppo sostenibile si basa su tre pilastri fondamentali:

  • Sostenibilità ambientale: comprende la protezione dell'ambiente e dei suoi sistemi, la gestione oculata delle risorse naturali e la riduzione dell'inquinamento e degli sprechi.
  • Sostenibilità economica: implica uno sviluppo economico e un benessere che siano robusti nel lungo termine e distribuiti in modo equo.
  • Sostenibilità sociale: si riferisce al progresso sociale e all'equità che soddisfano le esigenze umane, come la salute, l'istruzione, la giustizia sociale, i diritti umani e il coinvolgimento dei cittadini.

Questi tre pilastri devono essere bilanciati nell'ambito dello sviluppo sostenibile. Ad esempio, non è sostenibile concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo economico a spese dell'ambiente o della giustizia sociale. Allo stesso modo, la protezione dell'ambiente non può essere raggiunta a discapito dello sviluppo economico o del progresso sociale.

Sustainable Development Goals per la moda: UN Alliance for Sustainable Fashion 

 

Nel settembre 2015, durante il Summit delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile tenutosi a New York, si è registrata una svolta significativa nello sviluppo sostenibile a livello globale. L'obiettivo principale di questo incontro era promuovere il benessere umano, proteggere l'ambiente e contribuire a un futuro sostenibile a livello mondiale.

In questa occasione, è stata approvata l'Agenda 2030, una roadmap dettagliata per lo sviluppo sostenibile che definisce chiaramente gli obiettivi. L'Agenda 2030 comprende 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) e 169 sotto-obiettivi. Questi obiettivi si basano sui principi guida di affrontare i cambiamenti climatici, costruire società pacifiche, porre fine alla povertà, combattere l'ineguaglianza e promuovere lo sviluppo sociale ed economico, con l'obiettivo di raggiungerli entro il 2030.

Tutti i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) - direttamente o indirettamente - sono correlati all'industria della moda e dei tessili, e ci sono molte interconnessioni tra gli obiettivi e i target individuali. Questo settore è riconosciuto come un attore cruciale nel perseguire gli obiettivi dell'Agenda 2030, data la sua vasta portata economica e ambientale. 

In risposta a questa sfida, le Nazioni Unite hanno istituito l'UN Fashion Alliance, un'alleanza creata per promuovere la collaborazione tra le diverse agenzie dell'ONU che operano nel settore della moda e sostenere progetti e politiche che assicurino un contributo positivo della catena del valore della moda verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. 

La moda, come intesa dall'Alleanza, include abbigliamento, pelle e calzature realizzati con tessuti e prodotti correlati. L'ambito di lavoro dell'Alleanza si estende dall'estrazione e fornitura delle materie prime, alla filatura e tessitura dei filati e dei tessuti, alla produzione di capi di abbigliamento, accessori e calzature, fino alla loro distribuzione, consumo e fine ciclo di vita, compresi gli elementi circolari di riutilizzo, riparazione/riutilizzo e riciclo dei materiali. 

L'Alleanza si impegna inoltre a promuovere pratiche equosolidali, garantire condizioni di lavoro dignitose, proteggere i diritti dei lavoratori e promuovere l'innovazione per un futuro più sostenibile.

Gli obiettivi dell'Alleanza sono strettamente allineati agli SDGs dell'Agenda 2030. Questi includono la promozione della riduzione delle emissioni di gas serra nel settore della moda, la minimizzazione dell'uso di risorse naturali, la riduzione dei rifiuti e dell'inquinamento, la promozione dell'equità e dell'inclusione, e il contributo alla crescita economica sostenibile. 

Sfide e vantaggi di un approccio sostenibile per le aziende di moda

 

Approcciarsi ai principi dello sviluppo sostenibile presenta sfide e opportunità che le aziende di moda devono affrontare consapevolmente.

Innanzitutto, è essenziale intraprendere un percorso di transizione sostenibile tenendo conto delle richieste del mercato e dei grandi buyer. Ad esempio, Zalando nella sua Sustainable Sourcing Policy impone che entro la fine del 2023, il 50% del cotone utilizzato nei capi abbia un impatto ridotto affinché possano essere presenti sull'e-commerce.

Inoltre, adottare un modello di business sostenibile favorisce gli investimenti. Secondo un report di McKinsey, 1 investitore professionale su 4 è disposto a pagare un premium price tra il 20% e il 25% per un'azienda con un record ESG positivo.  

Un'azienda impegnata nella riduzione del proprio impatto ambientale sarà maggiormente preparata ad affrontare le normative sempre più rigorose che si stanno delineando. Ad esempio, la proposta di Direttiva Europea sui Green Claim prevede sanzioni massime di almeno il 4% del fatturato annuo nei Paesi in cui si verifica una violazione, nel caso di infrazioni transfrontaliere.

Infine, l'adozione di pratiche sostenibili può attrarre un mercato di consumatori sempre più consapevoli delle questioni ambientali. Infatti, il numero di consumatori che sono disposti a pagare di più per i prodotti sostenibili sono aumentati negli ultimi anni e continueranno a crescere. Sempre secondo McKinsey, i prodotti con certificazioni o dichiarazioni di sostenibilità hanno registrato un aumento delle vendite più alto dell'8% rispetto agli altri prodotti.

Tuttavia, le aziende di moda possono incontrare diverse sfide nel tentativo di transizione sostenibile. Tra queste, ci sono i costi iniziali legati all'implementazione di pratiche più sostenibili, come l'adozione di tecnologie eco-friendly o la revisione dei processi produttivi. Questi costi possono essere significativi e richiedere investimenti a lungo termine. Inoltre, potrebbe esserci una mancanza di consapevolezza o comprensione da parte di alcune parti interessate sul motivo per cui è importante diventare sostenibili, il che rende necessaria un'educazione e una sensibilizzazione continue. 

Infine, può esserci una resistenza al cambiamento da parte di coloro che sono abituati ai modelli di business esistenti, e questo richiede un impegno forte per superare le resistenze e promuovere l'innovazione.

Conclusioni

 

L'industria della moda rappresenta un settore fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. 

La UN Alliance for Sustainable Fashion sottolinea l'importanza di un approccio olistico e collaborativo per raggiungere questi obiettivi, riconoscendo che solo attraverso gli sforzi congiunti di tutti gli attori coinvolti si potrà costruire un settore della moda veramente sostenibile.

Nonostante le sfide iniziali da affrontare, come i costi iniziali e la resistenza al cambiamento, è possibile implementare la sostenibilità nel settore della moda. Esistono già numerosi esempi di marchi e aziende che stanno adottando pratiche sostenibili e dimostrando che è possibile ottenere successo dal punto di vista economico, ambientale e sociale.

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Francesca Poratelli
Per analizzare il tuo grado di sostenibilità

Dopo un’esperienza lavorativa in Yamamay ha deciso di specializzarsi nel campo della sostenibilità. Si è occupata di assessment di sostenibilità ambientale e sociale per aziende che spaziano dall’abbigliamento outdoor al merchandising tessile.

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